Un iracondo

Al funerale di mio padre ci sarò soltanto io Nessun officiante, nessun Dio Gli dirò quello che non gli ho detto mai Papà, ti devo parlare, ci sono cose che non sai Avrà gli occhi chiusi, le mani in preghiera Le labbra bianche, la pelle di cera Abito grigio, pantaloni con balza La sicumera ordinata di una morte scalza Al funerale di mio padre non ci saranno pianti Nessuna preghiera, né salmi, né canti L'odio cortese cederà il posto All'esplosione antica di un furore composto Ho sepolto i miei figli, sotto a un prato di rimpianti Per salvarli dal dolore, per tenerli distanti Sono scappato da una moglie, per salvarle la vita Che non divenisse mia madre e la sua grazia appassita Di parole stavolta si sentiranno le mie Soffierò forte la sabbia delle tue bugie Parole sfiancate, giunte sotto il traguardo La redenzione tardiva di un figlio codardo Un sostantivo sbagliato non trova salvezza In un aggettivo giusto e nella sua bellezza Quel che si dice a volte in presenza di un bambino Può minarne la vita, segnarne il destino Se ora io sono, se sono quel che sono Un'impalcatura di difetti che sostiene un uomo Ti devo soltanto la mia ossessione Di essere il contrario di te in ogni mia azione Ho sepolto i miei figli, sotto a un prato di rimpianti Per salvarli dal dolore, per tenerli distanti Sono scappato da una moglie, per salvarle la vita Che non divenisse mia madre e la sua grazia appassita La domenica a pranzo sogno questo e ne godo Guardandoti col tovagliolo sul collo e i tuoi tortellini in brodo